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Storia e Ricerche

Sito Web di Vincenzo Naymo

 

 

Nel salutare chi si accinge a leggere queste brevi note di presentazione, vorrei precisare che mi chiamo Vincenzo Naymo, sono calabrese e vivo in Calabria, cioè in una terra che per secoli ha fatto parte del più ampio stato preunitario italiano, il Regno di Sicilia, poi di Napoli (1130-1860) e mi occupo di ricerca storica per professione. Ho citato non a caso quell'antico e quasi millenario stato giacché lo studio della sua storia costituisce l'oggetto fondamentale delle mie ricerche, dunque del mio lavoro.

Ho riflettuto a lungo prima di realizzare queste pagine web personali se fosse stato il caso o meno di fare uso anch'io di un simile strumento. In un'epoca nella quale l'immagine esteriore di ciascuno di noi sembra essere diventato l'elemento più importante, per il quale tutti sono pronti ad immolare qualsiasi altra cosa, costruire un proprio sito web potrebbe apparire un ennesimo passo in tale direzione. In effetti internet è stracolma di pagine web personali, realizzate per trattare in apparenza qualsiasi tema ma, nella stragrande maggioranza dei casi, tenute in vita semplicemente per appagare il bisogno di essere presenti a tutti i costi, di mettere in mostra le proprie capacità artistiche, letterarie, storiche e perfino filosofiche, giusto per rimanere nell'ambito umanistico che mi interessa da vicino. Vi è pure chi “generosamente” rinuncia in apparenza all'incensamento di sé stesso per affidare tutto all'esaltazione della propria famiglia di cui viene sottolineata l'importanza, reale o presunta, ostentando e, in taluni casi letteralmente millantando, nobiltà e allacci genealogici con fantomatici e fantasmagorici remotissimi avi.
Questo, pur con belle e incoraggianti eccezioni, il panorama che offre il web. Una persona con un minimo di buon senso, dunque, dovrebbe starne alla larga, o, quantomeno, rimanere a debita distanza. La via dell'isolamento, tuttavia, sebbene di apparente correttezza e di ineccepibile rigore, presenta alcune controindicazioni, per non dire contraddizioni. Innanzitutto sarebbe troppo comodo praticarla: isolarsi, in fondo, non è altro che una cattiva forma di egoismo peraltro circondata da un non migliore alone di presunta superiorità. In secondo luogo tali forme di isolamento dalla rete, che oggi rappresenta di certo lo strumento di massima espressione della divulgazione, anche nel settore umanistico, comporta una rinuncia unilaterale a sfruttare un mezzo che consente davvero agli studiosi di far conoscere gli esiti delle loro ricerche non più ai soli colleghi (come avviene con le pubblicazioni di carattere scientifico) ma anche ad un pubblico più vasto, composto di simpatizzanti, appassionati e perfino di semplici navigatori.

Perché, dunque, rinunciare a questa possibilità? In fondo il fatto che esistano siti poco attendibili o discutibili non svaluterà di certo quelli che rispecchiano la buona fede ed i buoni propositi dei loro autori. Internet, si sa, rispecchia anch'essa i pregi e i difetti degli uomini che l'hanno posta in essere: è largo albergo di matti, ma anche ostello di studi, ricerche e tematiche di notevole interesse.

Da queste considerazioni deriva la scelta di realizzare queste pagine web, nelle quali saranno ospitate le principali tematiche oggetto delle mie ricerche e gran parte dei rispettivi esiti. Il mio auspicio è che questo sito possa apportare un modesto contributo alle conoscenze sulla storia del Regno di Napoli in età medievale e moderna che, nonostante i progressi degli ultimi anni, sia a livello scientifico che divulgativo, necessita ancora di tanto lavoro e di tante ricerche. È vero, numerose pregiudiziali legate ad una visione esclusivamente in chiave negativa della storia meridionale, ereditata dalla trionfante storiografia risorgimentale di varia matrice, stanno venendo meno grazie all'impegno di una nuova generazione di storici, ma, ripeto, la strada da fare è ancora lunga e irta di ostacoli: per chi vive in Italia, anche a livello storico, i luoghi comuni antimeridionali sono sempre dietro l'angolo, anche tra gli stessi meridionali, specie quelli residenti all'esterno dei territori del cosiddetto Mezzogiorno.

 

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