Storia e Ricerche

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Ricerca storica e correttezza professionale (16.05.2007)

 

Fino a qualche decennio fa non vi era settore più "tranquillo" della ricerca scientifica di quello storico e delle discipline afferenti e ausiliarie della storia.

Lo studioso che era al corrente che un altro collega si stava occupando di un determinato argomento si guardava bene dal perturbare tale tipo di ricerca con sterili ed inutili forme di concorrenza, magari assolutamente scorretta; al contrario decideva di orientare altrove il suo sguardo.

Se il caso avesse determinato situazioni nelle quali due studiosi inconsapevolmente avessero affrontato lo stesso tema, le rispettive conclusioni sarebbero state reciprocamente prese in esame e confrontate, non omettendo nelle proprie ricerche di menzionare quelle del collega e le sue conclusioni.

Nel caso, infine, che uno dei due studi fosse stato pubblicato prima, chi avesse pubblicato dopo si riteneva in obbligo di menzionare quella precedente ricerca e, senza togliere nulla al collega, apportava, se possibile, un suo originale contributo verso la conoscenza della materia.

La correttezza, dunque, regnava sovrana fra gli studiosi. Regole forse non codificate in alcun manuale di deontologia professionale dello storico ma di certo rigorosamente osservate. Certo, le polemiche sono sempre esistite ma nel nostro settore non travalicavano la misura, ed il buon senso, alla fine, aveva la meglio.
È ormai da qualche anno, tuttavia, che percepisco la netta sensazione che i tempi stiano rapidamente cambiando e non certo in meglio!

Da tempo si assiste, infatti, al diffondersi di un deprecabile malcostume: quello di ficcare il naso nelle ricerche altrui con il fine determinato di appropriarsi a buon mercato del lavoro degli altri.

A prescindere dal supporto su cui queste ricerche si ritrovino pubblicate, che sia a stampa, audiovisivo, informatico, ecc., la prassi è sempre la stessa: Tizio sa che Caio sta conducendo un certo tipo di ricerca; Tizio si rende conto che la materia gli interessa; Tizio non ha la stoffa di Caio, non è cioè uno studioso per professione; Tizio si sente autorizzato a saccheggiare le ricerche di Caio, copiando letteralmente il suo lavoro e pubblicandolo in altra sede con il proprio nome e curando, ovviamente, di omettere qualsiasi riferimento alla precedente ricerca di Caio.

Da questo comportamento nascono una serie non indifferente di inconvenienti che nuocciono gravemente alla ricerca:


       a) possibili polemiche fra Tizio e Caio ed, eventualmente, Terzi;

b) la validità della ricerca viene compromessa o, quantomeno, disturbata;

c) altri percorsi di ricerca, ancora inesplorati, dovranno attendere un terzo studioso;

d) disorientamento nel mondo degli studi e degli studiosi;


       Non occorre aggiungere altro per sottolineare quanto la scorrettezza, che in molti casi oggi regna sovrana, faccia male alla ricerca storica.

Occorre che gli studiosi seri prendano atto di questi pericoli e che sappiano coalizzarsi contro coloro che, nella stragrande maggioranza dei casi, non sono altro che "pseudo-sedicenti studiosi".

Che fare, dunque, se malauguratamente ci si ritrova in queste situazioni. Innanzitutto non perdere la calma, non cadere nelle trappole di questi individui e, nei casi più gravi, sicuramente denunciare ogni forma di scorrettezza nelle sedi opportune.

In ogni caso il tempo, che è il giudice migliore, farà giustizia di ogni scorrettezza, di ogni plagio e di qualsiasi forma di mistificazione.

La stoffa del vero ricercatore, se tale è, avrà la meglio, nel consesso scientifico, rispetto a chi studioso non lo è per formazione, forma mentis e, soprattutto, comportamento.

E con questa certezza che concludo queste considerazioni augurandovi, naturalmente, di non trovarvi mai in simili circostanze ma certo che se dovesse capitare saprete reagire nel migliore dei modi.

 

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